Come creare articoli per il blog

Articolo complicato, ricco di considerazioni utili sia per chi vuole intraprendere questo percorso, sia per chi fruisce degli articoli e dei video online ma non ha idea di che tipo di lavoro ci sia dietro. Oggi mi va di affrontare questa tematica con voi.

Buongiorno ragazzi. Come dicevo, questo articolo potrebbe sembrare semplice, una piccola guida alla creazione di contenuti, ma in realtà ha richiesto molta concentrazione, ore di scrittura e di riflessione senza distrazioni, per rileggere, correggere, rendere il discorso filante e comprensibile. A prova di boomer, insomma.

 

Questo blog esiste dal lontano 2014, quando ancora non esistevano le storie su Instagram, se pronunciavi le parole “fashion blogger” anche gli adolescenti ti guardavano con aria interrogativa, e quando dicevi di avere un sito per la gente comune eri un extra terrestre. Esistevano già tanti blog e canali Youtube, eh!, solo che questa non era ancora diventata la normalità. Nonostante gli ultimi periodi di mio quasi totale silenzio, tra studio, lavoro ecc, mi sono sempre impegnata ad essere sincera nei miei post, a seguire un mio metodo nella realizzazione dell’offerta di materiale (tant’è che quando non avevo nulla di buono da dire, non dicevo nulla per mesi interi), abbastanza schematico, vicino alle persone comuni come lo ero io, senza confrontarmi praticamente mai con i miei colleghi-concorrenti*.

*… Concorrenti, sì, perché forse non tutti lo sanno, ma anche stare col sedere piazzato un paio d’ore sul divano di casa paga. In questo caso ripaga il fatto di creare contenuti originali, magari diversi, e pubblicarli online. Soprattutto ripaga il fatto di essere “scelti” da chi ha necessità di reperire delle informazioni particolari e, per un motivo o per un altro, non riesce a trovarle altrove. A differenza dell’attività dei leoni da tastiera, che stanno anche loro un paio d’ore sul divano col pc sulle ginocchia, noi creatori di contenuti veniamo pagati in quanto creatori, appunto, di qualcosa (e non distruttori, attività prediletta dagli haters frustrati). Cosa che evidentemente non tutti sanno fare. Ed ecco spiegato il motivo che tante teste calde non sono in grado di concepire, per cui gli youtuber o le fashion blogger fatturano miliardi e vivono quella cosiddetta “vita in vacanza”, e tutto ciò non viene punito dalla legge, in quanto legale a tutti gli effetti.

Digressioni passivo-aggressive a parte, come succedeva ai tempi d’oro di questo blog, ogni tanto mi piace proporre qualche fuori tema, questa volta proprio sul dietro le quinte di quello che potrebbe essere definito un lavoro vero e proprio.

 

In realtà, il mio obiettivo primario non è mai stato quello di arricchirmi – figuriamoci che i primi tempi non sapevo neppure che si potesse arrivare a guadagnare scrivendo un blog. Nè tantomeno quello di diventare famosa: lo saprete se avete letto la sezione Chi sono. Il mio obiettivo primario è sempre stato quello di appuntare, più per me che per gli altri, le informazioni che stavo imparando, un po’ come un grimorio. Sarò sincera, studiare non è mai stato uno dei miei passatempi preferiti (lol), però nel momento in cui ho iniziato a frequentare questi ambienti online che trattavano rimedi naturali, cura di capelli, viso e corpo, cosmesi consapevole, inci ecc ecc, le nozioni hanno iniziato a entrarmi in testa così facilmente che di lì a poco temevo che il mio cervello avrebbe fatto fuori le cose più vecchie per far spazio alle nuove. Più o meno come succedeva a scuola.

Il mio obiettivo primario era, quindi, abbastanza egoistico: avevo bisogno di dare sfogo alla mia mente, di svuotarla, ma anche di condividere con chi come me stava imparando, per non perdere quelle nozioni e quei metodi appresi, soprattutto perché avere una mentalità “ecologica” è completamente inutile se lo fai da solo. Non aveva senso quindi scrivere tutto in un quadernino e tenerlo chiuso su una mensola della scrivania.

 

Ovviamente le motivazioni che muovono un bio beauty blogger – come mi piace definire questa attività, magari anche erroneamente – sono differenti da quelli che muovono i fashion blogger, i recensori di libri, i cuochi. Non voglio dire che esistano creatori di contenuti di serie A e di serie B, o che alcuni approdino a questo tipo di attività sperando di trasformarlo in un modo per ottenere soldi facili. … Sicuramente esiste chi, a differenza mia che prima ho fondato un blog e poi ho scoperto che ci si poteva guadagnare, ha invertito gli step (ha scoperto PRIMA che si può guadagnare e ricevere roba gratis facendo blogging e POI ha aperto un canale youtube/blog), e sì, forse un po’ quelli li definisco creatori di serie B, perché il loro materiale è scadente e si vede, mira solo a ricevere e non a dare, e mi dispiace. Diverso è per chi ha fatto carriera, ci ha investito tempo e impegno, ha anche talento, e proprio per questo merita il successo che ottiene. … Insomma, come quel cuoco che gestisce un ristorante, quella fashion blogger o quel recensore di libri che magari pubblicano continuamente i propri referral link, ognuno tenderà sempre a tirare acqua al proprio mulino.

Il bio beauty blogger non riceve nulla in cambio quando consiglia di versare acqua e aceto di mele sui capelli, se non quello di sentirsi soddisfatto per aver aiutato qualcuno, perché non può mica stringere collaborazioni con gli acquedotti o con tutte le aziende produttrici di aceti del mondo. Permettetemi questi esempi scemi per crearvi una specie di contesto storico.

Vi prego non venitemi a dire che c’è anche il bio beauty blogger che fa questo per lavoro, e anche lui guadagna dalle percentuali dei prodotti consigliati che vengono acquistati dai suoi utenti. E’ ovvio che sia così. Se l’attività di blogger diventa il lavoro principale e ci si pagano le tasse sopra, è GIUSTO che sia così. Come ovviamente so che ci sono amanti della moda, della cucina e dei libri che lo fanno per passione senza ricevere indietro un centesimo (e seppur ci guadagnino, non ci sarebbe niente di male!). Sta a voi però distinguere tra chi lo fa perché altrimenti non mangia più (e magari consiglia pure prodotti che non gli piacciono perché ci guadagna), e chi lo fa perché ha proprio una sorta di vocazione. Non starò io qui a fornirvi i criteri di scelta. Volevo solo mostrare tutte le facce della stessa medaglia.

 

Tutto questo discorso per portarvi qui, per dirvi che la lista di consigli che segue, annunciata dal titolo, su come creare articoli per un blog, altro non è che la MIA lista di azioni, che IO svolgo quando scrivo le MIE opinioni su qualcosa. Quindi mi dispiace se la mia categoria di blogger per hobby rovina la categoria dei blogger professionisti (che scrivono solo dietro compenso). Tutto questo altro non è che il MIO modo di operare, e non volevo apparire antipatica tramite questa lunga premessa, bensì spiegare che tutto ciò che faccio, io cerco di farlo nel modo più trasparente possibile. Che poi è il complimento che ho ricevuto che mi ha reso fiera, e che mi ha fatto capire che sono stata utile e che quello che faccio è realmente d’aiuto, qualche volta, oltre a me anche per qualcun’altro.

 

Non essendo una blogger per professione, né tantomeno una ragazza con l’ambizione di diventarlo, non nego che qualche volta ho ricercato anch’io online dei suggerimenti per provare a migliorarmi, e cercare di diventare il più “professionale” possibile, volando sempre basso e restando sempre vicina a chi legge per una questione di carattere.

 

Allora, partiamo?

Ecco il decalogo di suggerimenti che io stessa ho elaborato col tempo e seguo ogni volta che devo plasmare dal nulla un articolo per il mio blog, che sia, per esempio, la spiegazione di un rimedio naturale o una recensione.

 

  1. Mi viene in mente l’idea. Tutto parte da qui, no? Non può essere altrimenti: che sia la presa in atto di un consiglio online, la scoperta di un nuovo prodotto particolare o di una nuova operazione da aggiungere alla routine, questo è il primo passo da cui scaturisce, in me, inevitabilmente la voglia di raccontarlo a qualcuno. Qualcuno che magari sia interessato, visto che non è scontato che tutti i nostri conoscenti non abbiano i nostri stessi interessi. E internet è proprio il luogo ideale per cercare gli ambienti in cui conoscere persone con interessi in comune, per confrontarsi e crescere. Prima di poterne parlare in maniera adeguata, però, mi impegno da questo step in poi a organizzarmi per reperire tutte le informazioni necessarie. Prendiamo come esempio la collaborazione che ho stretto da poco con un brand che vende argilla verde. In questo step, dunque, rientrano tutte quelle operazioni precedenti gli eventuali unboxing (anche “””metaforici”””: ora vediamo cosa intendo). Allora mi studio i post su Facebook che trattano le esperienze su un certo comportamento da mettere in pratica (maschere a base di argilla verde?), mi cerco le aziende online che creano o rivendono il prodotto cui sono interessata, cerco di carpìre informazioni sulle varie fonti disponibili sulle origini, su come funziona questo prodotto o questa nuova abitudine (di usare l’argilla verde). A questo step appartiene anche la tematica particolare del richiedere le collaborazioni. Perché mica riceviamo roba gratis perché siamo prescelti o fortunelli, per lo meno non è così all’inizio: siamo noi a contattare le aziende, le quali possono a loro volta fare le loro ricerche sul nostro modo di fare e decidere se approvare oppure no, la possibilità di spedirci del loro materiale e permetterci di crearci sopra del contenuto da condividere in rete. Le suddette aziende possono decidere di spedire gratuitamente il suddetto materiale perché magari finora abbiamo recensito prodotti comprati di tasca nostra in maniera sincera e professionale, oppure farsi pagare una piccola quota magari per finanziare almeno la spedizione (o per assicurarsi di ricevere le recensioni, per poi restituirla una volta che sono state pubblicate, visto che si verificano anche piccole truffe di pseudo blogger che una volta ricevuto il materiale gratis spariscono nel nulla), oppure possono decidere di offrirci una percentuale dal ricavato degli acquisti che abbiamo generato. Cioè, quando siamo abbastanza famosi, le aziende possono stringere con noi un patto, una sorta di mutualismo, per cui entrambi traiamo un profitto dalla collaborazione: l’azienda trae profitto dal fatto che abbiamo un grande seguito, che porterà tanti acquisti e ci ripaga per questo, e noi traiamo profitto dal fatto che, oltre ad avere un nuovo prodotto gratis senza doverlo comprare, recensendo un prodotto importante avremo tante visualizzazioni, e quindi guadagni.
  2. Una volta ricevuto il prodotto, oppure aver reperito gli ingredienti che servono per iniziare ad adottare questo nuovo comportamento durante le nostre routine, è arrivato il momento di dare le prime impressioni, che sono, non solo qualcosa di oggettivo che abbiamo iniziato a fare cui ancora non siamo abituati, ma anche le nozioni generiche o scientifiche sul prodotto. Quindi: quando è il momento di dare le prime impressioni? Sicuramente all’inizio, ovvero quando la routine non le ha ancora rese scontate e possiamo trasmettere ai fruitori di video e articoli l’effetto sorpresa. Posso dare le mie prime impressioni, al giorno d’oggi, con delle Instagram stories (che restano salvate nell’archivio del nostro profilo in modo da poterle recuperare all’occorrenza), con un video di unboxing ( = apertura pacco – che possiamo decidere di pubblicare subito oppure conservarlo per aggiungerlo alla recensione in un secondo momento), oppure direttamente nell’articolo finale che abbiamo appena creato e salvato nelle bozze in attesa di completarlo. Per completare sia l’articolo che la video recensione, sarà necessario poi integrare le informazioni che abbiamo raccolto durante il periodo di prova, aggiungendole alle prime impressioni che sono oggettive e che abbiamo già preparato all’inizio, no? Diciamo che secondo me questo probabilmente sarà uno dei consigli meno banali della lista. Ci avevate pensato che per non ritrovarsi a scrivere di getto poco prima della pubblicazione, per evitare di scadere nel banale ma conservando l’effetto sorpresa, poteva essere necessario fare delle distinzioni tra il nostro atteggiamento iniziale e quello finale? Mettete caso che nel momento dell’unboxing vi accorgete che l’argilla verde ha un aspetto diverso rispetto a quello che pensavate, o che all’inizio del periodo di prova vi si arrossa la pelle, poi piano piano andate avanti col tempo e vi abituate e non vi brucia più… come fate ad accertarvi che vi ricorderete di parlare di questi elementi alla fine del percorso? Ecco qua il motivo semplice per cui è importante iniziare a preparare l’articolo anche mesi e mesi prima del momento in cui abbiamo programmato di pubblicarlo.
  3. Ovviamente, dopo aver pensato di recensire un prodotto o un’azione, e aver rispettivamente ricevuto il prodotto o reperito il materiale per incominciare a metterla in pratica, bisogna avviare il periodo di prova per testare in maniera efficace quello che c’è da testare. Io sono sempre stata contraria a quelle recensioni scritte di getto, appena ricevuto il prodotto, e pubblicate così: lasciate al vento. Cacchio, come fai a sapere se usarlo ti risulta scomodo, se questo trattamento ha una durata accettabile a livello umano o se in breve tempo diventa poco pratico, se non l’hai testato per, che so, almeno un mese? Questa è una cosa che tanti fanno. Infatti le loro recensioni sono più “schede prodotto”, senza alcun cenno di soggettività, che in questo ambiente non dico sia fondamentale, ma quasi: il fruitore cerca le opinioni, non i bugiardini! In questo step non rientra solamente la raccolta di materiale “informativo”, bensì anche di quello visivo, per esempio posso fotografare i vari step in cui preparo la maschera all’argilla, il mio viso prima dell’applicazione, com’è durante l’applicazione, durante la posa, durante il lavaggio, il risultato dopo l’applicazione e così via.
  4. Alla fine del periodo di prova, oppure in un momento adeguato in cui ci sembra di aver raccolto abbastanza documentazione per poter raccontare gli effetti del trattamento, arriva il momento di integrare il materiale nuovo, in aggiunta alle prime impressioni. A questo punto del percorso quindi esistono: 1) del materiale già pronto che includeva le informazioni generiche su, ad esempio, i vari ingredienti, l’esistenza di questo rimedio naturale e come andrebbe usato, E 2) il nostro parere personale, diviso a sua volta nella propria personale esperienza di come questo trattamento è andato sulla nostra pelle, e nel parere che ci siamo fatti su come questo trattamento potrebbe andare sulla pelle delle altre persone. Per farla breve, sappiamo che l’argilla verde vanta la proprietà numero uno e la proprietà numero due, che viene usata da millenni per numerosi scopi, e poi, in più, sappiamo che sulla nostra pelle mista ha avuto un certo tipo di effetto, positivo o negativo che sia, e rispetto a noi una pelle grassa o secca potrebbero trarre un beneficio diverso, migliore o peggiore. Penso di esser stata abbastanza chiara, no?
  5. Nel caso in cui la documentazione scritta si mostri limitata o non permetta di far viaggiare le informazioni in maniera agevole, devo organizzare la registrazione di un video. Quindi questo è un passaggio, diciamo, facoltativo, e si rivela strettamente correlato a quella che abbiamo deciso essere la nostra carriera. Cioè se siamo recensori di libri probabilmente non abbiamo necessità di far vedere com’è fatto un libro in video; stessa cosa, se siamo blogger di viaggio, probabilmente descrivere un albergo a parole non è l’ideale e occorrono delle immagini dinamiche. Esistono le eccezioni: questi sono solo esempi banali. A differenza di quanto si pensi, “fare video” non è un’attività istantanea che richiede poco impegno. Fare video richiede la preparazione sia di cosa dire e mostrare, ma anche in che modo farlo, quindi si richiede un ragionamento che spesso corre “fuori” dal contesto lavorativo: magari se sto pensando di registrare una video recensione, io inizio a pensare a cosa dire anche mentre aspetto di prendere sonno alla sera o mentre mi lavo i denti o sto guidando: ho bisogno di essere ispirata, si tratta a tutti gli effetti di un lavoro creativo e introspettivo. Non è da tutti. Qual è la stanza migliore in cui arriva una luce utile, o che si presenta ordinata e piacevole da vedere senza sovrapporsi al mio discorso?, dove posso appendere una fotocamera e posizionarci davanti un tavolino e una sedia per rendere l’atto della registrazione agevole e l’ambiente privo di fonti di distrazione? Ecco.
  6. Registrare il video è la fase più dinamica e adrenalinica di tutte. Pensate sia semplice elencare una serie di frasi di senso compiuto (con soggetto, verbo, complementi – cose che buona parte delle persone non sanno manco di che stiamo a parlà) e generare un discorso, riflettendo su quello che si sta dicendo mentre lo si fa, spiegando oggetti come in una pubblicità, e sembrare spontanei e piacevoli alla vista? NO, non lo è. Per lo meno, a qualcuno viene naturale, a qualcuno viene più difficile, a qualcuno non viene e basta. Mettiamo in conto la componente non-imbarazzo (“disinvoltura” va bene come contrario di imbarazzo?), la componente talento, la componente spontaneità, la componente intelligenza. Siamo sicuri che tutti gli youtuber abbiano tutte queste capacità insieme? E’ difficile trovarle in canali già avviati, figuriamoci se a farlo siamo noi persone comuni.
  7. Dopo la fase di preparazione della registrazione e la registrazione stessa, il video non compare da solo sui vostri televisori: bisogna editare il video. Ciò che voi guardate su Youtube di solito è stato modificato per renderlo di una durata accettabile e non stancante, sono stati eliminati gli errori e corretti, magari è stato realizzato un collage dei vari momenti del percorso con unboxing, prime impressioni, momento di test, momento di recensione, momento dei saluti; è stato aggiunto un sottofondo musicale… ma non solo. Una volta terminato di editare il video, esportato sul pc e anche caricato sul sito di Youtube, è stato scritto un testo in infobox con tutti i riferimenti utili (le fonti, i link dove trovare qualcosa che è stato citato e così via), è stato fatto un lavoro per permettere agli sconosciuti di arrivare al nostro video (l’aggiunta di tag e parole chiave, di un titolo facilmente reperibile dalle barre di ricerca, di un’immagine di anteprima che catturasse l’attenzione, ma anche la condivisione di questo materiale su più social). Questo lavoro con i video richiede molte ORE, a volte anche giorni. Un po’ come scrivere libri o canzoni, spesso bisogna aspettare di avere non solo l’ispirazione, ma anche proprio l’umore adatto, le condizioni geografiche, atmosferiche, astrali favorevoli al processo creativo. Tant’è che a causa di distrazioni quali lo studio, il lavoro, la famiglia, gli eventi tristi ecc ecc, il processo creativo può stopparsi anche per anni, o non riprendere mai più.
  8. Nel mio caso, la pubblicazione del video non rappresenta la chiusura del processo. Il mio metodo personale richiede di integrare testo scritto e video in un articolo unico, e di solito mi lascio la possibilità di cambiare le carte in tavola in corso d’opera, programmando la pubblicazione dell’articolo finale a qualche settimana successiva al momento in cui in effetti è già tutto pronto. Così facendo, nel caso in cui si siano verificati degli errori nella scrittura, oppure proprio nella mia percezione del trattamento, del prodotto recensito o rimedio naturale che sia – che continuo a mantenere in routine ancora per un po’ -, io ho la possibilità di correggere. Ovviamente non posso correggere il video online, a meno che non cambi radicalmente la mia opinione (in quel caso dovrei registrarlo da zero!), però eventuali errori di battitura o di percezione piccolini possono essere modificati e/o aggiunti in post scriptum vari o negli infobox. Quindi mi capita spesso di effettuare delle correzioni ad articoli già pronti nei giorni prima della pubblicazione, quando pensavo di avere concluso. Una volta lo chiamavano labor limae, oggi si chiama non avere niente da fare e riguardare il proprio lavoro in maniera ossessiva.
  9. Ultimo step prima di considerare un articolo pubblicato a tutti gli effetti, e quindi di abbandonarlo per sempre all’internet per non tornarci mai più, è quello di consegnare i link alle aziende con cui eventualmente abbiamo collaborato. Effettivamente, ora che ci penso, non ho mai pensato di consegnare i link di articoli o video pubblicati alle aziende anche quando non abbiamo collaborazioni in sospeso. Spesso, al contrario, è successo che pubblicassi nelle stories su Instagram foto, video, unboxing, prime impressioni, mini recensioni vere e proprie taggando le aziende anche senza l’esistenza di alcun vincolo di collaborazione, e magari sono anche stata ricondivisa. Ciò è possibile perché ormai i social sono diventati il mezzo migliore per collegarci direttamente alle aziende lontane e farci sentire ascoltati da persone reali – cosa che non succedeva decenni fa, quando avevi un problema con un prodotto e o decidevi di inviare una lettera (e chissà se qualcuno l’avrebbe mai aperta), o addirittura gettavi la spugna (perché tanto chi vuoi mai che si interessi al mio problema). Oggi puoi metterti in contatto con chiunque in qualsiasi momento, però il mezzo più professionale per comunicare resta senza dubbio la mail. Una volta inviato il link del proprio articolo o video all’azienda, puoi ritenere il tuo lavoro concluso. Certo, a meno che l’azienda non ti reputi bravissimo e meritevole di collaborare ancora! Sta a te, insomma.

 

Anche questo articolo, nonostante non fosse una recensione o la spiegazione di un rimedio naturale, ha seguito più o meno le regole che vi ho appena elencato. Nella fase di stesura delle “prime impressioni”, in questo caso negli appunti striminziti salvati come bozza, gli elementi della lista erano dieci. Per questo l’ho definito decalogo all’inizio: lo step sull’editare video e preparare il materiale attorno era in realtà diviso in 2 ulteriori step. Per ragioni di sintesi, visto che non tutti i blogger sono anche vlogger (v di Video), e non tutti siete interessati alle domande che ti fa Youtube prima di pubblicare un video, ho deciso di compattare il tutto in un unico step.

 

In seguito all’ultimo step, quello sul rilasciare finalmente la tua creatura al mondo e di abbandonarla per sempre, vorrei aggiungere che mi capita spesso, oggi, di accorgermi di aver cambiato percezione su qualcosa che ho scritto, magari nel 2014. Sono passati quasi 7 anni d’altronde da quando ho iniziato: io non sono più la stessa persona, ho scoperto che mettevo in atto pratiche sconvenienti, quel trattamento nel tempo non ha più sorbito effetti positivi o non ho più pazienza di seguire qualche rimedio naturale che si è rivelato troppo laborioso per i miei gusti. Quando si verificano questi episodi di “incoerenza”, chiamiamola così, di solito non torno indietro a modificare i vecchi articoli. Piuttosto ne scrivo di nuovi, più aggiornati, oppure correggo le mie intenzioni direttamente in un nuovo articolo, facendo sapere che prendo le distanze da ciò che era stato da me affermato in precedenza. Ad esempio, quando ero più piccoletta e male informata, realizzando le mie recensi-coppette, pensavo che più il pavimento pelvico fosse tonico e meglio era. Col tempo ho scoperto che anche l’ipertono può scatenare situazioni patologiche, come lo scarso afflusso di sangue alle zone periferiche quindi la proliferazione di infezioni, micosi e non solo. Magari qualcuno di voi preferirebbe che i vecchi articoli vengano corretti, visto che sono ancora presenti e viaggiano tuttora dell’etere. Ma i blogger sono persone come voi: umani. Tornare indietro e annullare decenni di lavoro, proprio o altrui può capitare ai premi Nobel, figurati se non capita alle persone comuni.

 

E quindi niente, benvenuti nel mondo del blogging, dove tutto quello che esiste può essere assolutamente vero o assolutamente falso e nessuno di voi può saperlo. Tutto ciò che potete fare voi è fidarvi della trasparenza di chi avete di fronte. E se non c’è trasparenza, forse forse bisogna continuare a cercare.

 

Con questa massima filosofica vi abbandono, anzi, lancio uno zuccherino a tutti quelli che sono arrivati fino a qui senza tralasciare neppure un rigo e vi ringrazio ancora una volta per aver riposto in questo blog la vostra fiducia.

Spero di rivedervi presto. 🙂

Alla prossima!

 

P. S. Visto che ci siamo, in questo articolo troverete un coupon di sconto per acquistare l’argilla verde di quel brand con cui ho collaborato! 😉

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